22 gennaio 2012

Bollettino parrocchiale: Domenica III del tempo ordinario, 22 gennaio 2012

Vangelo: Mc. 1,14-20
Per predicare il Vangelo del Regno di Dio, il Signore credette opportuno servirsi delle persone più rudi e più comuni come ministri del Suo disegno, al fine di mostrare che questa è opera della grazia divina. E’ difficile credere, dal punto di vista umano, che coloro che non avevano mai ricevuto un’educazione potessero essere scelti quali strumenti dell’insegnamento per le nazioni. Tutti i beni di questo mondo devono essere abbandonati in risposta al Regno venturo di Dio. Doveva, poi, esserci qualcosa di divinamente attraente nel volto innocente del Salvatore tale da spingere tutti coloro che lo vedevano a credere in Lui, la gioia della fede compensa qualunque amarezza che può derivare dal pentimento. I discepoli non potevano essere preoccupati per alcuna cosa pertinente questa vita terrena, se essa era contraria alla chiamata del Signore. (S.Girolamo, Origene, Eusebio di Cesarea, S.Basilio).

Continuiamo la narrazione della storia della nostra chiesa:

Toccò al pastore Arnold l’onore di celebrare la prima solenne funzione sacra, il mattino del 27 agosto 1786, alla presenza del governatore, conte Pompeo de Brigido e di altre autorità.
Furono poste iscrizioni e lapidi per commemorare l’avvenimento e fu pronunciato un discorso di ringraziamento a Giuseppe II, convinto paladino della pluralità religiosa dell’impero.
Le campane originali del ‘600, che erano state poste all’incanto pochi mesi dopo l’edificio ed aggiudicate agli stessi compratori, ebbero l’insolito destino d’esser…battezzate! Nel III giubileo della Riforma, correva l’anno 1817, esse uscirono dall’allora rinomata Fonderia Cobalchini di Udine coi nomi di Fede, Speranza e Carità iscritti nel bronzo in lingua tedesca.
Siamo giunti a questa suggestiva ipotesi (ahinoi, non suffragata tutt’oggi da prove concrete) interpretando un’affermazione del Generini alla luce di una testimonianza raccolta dal Tribel, nonostante altre fonti parlino di “campane nuove” in dotazione alla chiesa da quella data. Chi volesse la chiave di questo piccolo mistero, può cercare i libri contabili della Fonderia (che faceva capo al catasto austriaco) nel Repertorio delle Industrie dell’Archivio di Stato Udinese, senza farsi troppe illusioni, però, vista la difficoltà di acquisire informazioni su fatti anteriori al 1850; sono risultate finora infruttuose altre ricerche presso gli Augustani e su testi specifici di storia delle campane in Regione.
Ai lati della navata vennero aggiunte, nel primo Ottocento, due pregevoli opere dell’insigne scultore veneto Antonio Bosa, discepolo del Canova: una stele funeraria appartenente alla famiglia del Console di Danimarca Dumreicher ed un monumento che era stato commissionato dalla vedova Trapp in memoria del marito.
Attraversiamo ora rapidamente qualche decennio, per arrivare al 1870, anno in cui si verificò una convergenza di opportunità determinante per la nostra storia.
Finalmente si era delineato con precisione il progetto urbanistico di rinnovamento della Piazza Grande, l’odierna Piazza Unità, ed uno dei primi passi da compiere sarebbe stato radere al suolo la chiesa di San Rocco, che popolarmente si continuava a chiamare San Pietro, in ricordo di un’ala dello stesso edificio più antica ed ormai scomparsa.
La preesistente chiesa di San Pietro, fin dal ‘300, epoca della sua costruzione, si era distinta dalle altre in quanto le era stata ufficialmente riconosciuta la funzione di oratorio pubblico, in tempi in cui tutti gli altri erano privati e, d’abitudine, i riti cui era ammesso il popolo si officiavano solo in Cattedrale. Questa peculiarità si tradusse nel titolo di Cappella Civica, cioè posta sotto l’esclusivo patronato del comune e in quei lontani giorni ciò implicava il diritto-dovere di ospitare i procedimenti giudiziari civili, mai, comunque, i processi penali.
Edificata, quasi tre secoli dopo, la parte attigua e comunicante dedicata a San Rocco, le due chiese condivisero la denominazione di Cappella Civica.
Nel 1870 il consiglio Municipale, decretato l’abbattimento della parte superstite dell’edificio, si trovò ad analizzare il problema di questo titolo vacante. Fra le proposte vi era quella di realizzare una nuova imponente chiesa al posto della demolita.
A questo punto intervenne, quanto mai a proposito, il presbitero della comunità augustana, fornendo l’idea che doveva rivelarsi risolutiva. La comunità aveva messo gli occhi su un appezzamento di terreno edificabile, sito in quella che allora si chiamava Piazza dei Carradori, con l’obiettivo di erigervi un nuovo tempio.
Dopo mesi di infuocate sedute della Delegazione Municipale, tornò la concordia fra i consiglieri e si potè dirimere la controversia sorta sull’argomento fra il Podestà ed il Vescovo.
Nel marzo 1871 San Rocco sarebbe stata distrutta per far posto all’attuale Palazzo Modello; quanto agli augustani, essi ottennero dal comune 65.000 fiorini in contanti, più il fondo, valutato 30.000 fiorini, dove oggi sorge la Chiesa Evangelica Luterana.
E qui torniamo sul binario principale del nostro racconto, poiché il Comune ebbe in cambio dalla comunità Evangelica proprio il Tempio della Santissima Trinità, privato dei monumenti e degli arredi per farne la nuova Cappella Civica.
Alle nove di mattina del 1° febbraio 1871 il Vescovo Bartolomeo Legat riconsacrò la Chiesa aprendola così al culto cattolico e restituendole la denominazione originale. Era presente un folto pubblico fra cui spiccavano numerosi Consiglieri Municipali e soprattutto il Podestà Massimiliano d’Angeli.
Le autorità cittadine stanziarono una cospicua somma per i necessari restauri e per l’ampliamento della sacrestia.
Per sostituire una parte del pavimento si utilizzarono dei riquadri calcarei recuperati durante la demolizione di S.Rocco.
In compenso si volle dotare la chiesa di un tabernacolo nuovo di zecca con involucro di pietra.
Numerosi arredi della diroccata capella di Piazza Grande furono trasportati in quella che era divenuta la chiesa del Rosario.
Vale la pena di ricordare gli scanni lignei del Consiglio dei Quaranta o dei Pregadi che lì si riunivano, pregevoli seggi in legno massiccio, il quadro che rappresenta l’apostolo Pietro alla pesca, opera di Sante Peranda (1566-1638) dipinta intorno al 1630 su commissione del Comune, e la pala centinata che raffigura il Crocifisso di mano dell’artista di scuola tedesca Andreas Herrlein (morto nel 1811) che svolse gran parte della sua attività in Slovenia, presso Lubiana.
Un altro dipinto, della stessa provenienza dei due precedenti, e che ornò a lungo il nostro altare maggiore ritraeva la Beata Vergine della Misericordia ed era appartenuta alla confraternita omonima, fondata nel 1757.
Un discorso a parte meritano le vicende di un’opera di pennello ignoto, che al suo arrivo in questa chiesa fu sistemata in un apposito spazio sulla sinistra. Si tratta della cosiddetta Madonna del Porto, risale al diciassettesimo secolo ed ha valore di testimonianza storica più che di effettivo pregio artistico. La sacra effigie veniva da principio venerata dai marinai, che ogni sera le recitavano il Santo Rosario sotto l’antica torre del Mandracchio. All’abbattimento della torre, nel 1838, essi protestarono vivacemente, fino ad ottenere la promessa che avrebbero potuto recitare il Santo Rosario in San Rocco, dove il quadro era stato trasportato. Passata, come gli altri dipinti, alla chiesa del Rosario, la tela fu rimossa nel 1961 e da allora si trova presso i Civici Musei di Storia ed Arte.
L’attuale pala dell’altare Maggiore è molto più recente delle opere summenzionate: si tratta di una modesta riproduzione a tempera di un dipinto settecentesco di Madonna con Gesù Bambino tra San Domenico e Santa Caterina da Siena eseguita da tale Onghia a Roma nel 1932, circondata da una cornice argentea pure moderna.
Quattro pale ottocentesche con gli Evangelisti, di buona fattura, sono state collocate dopo il restauro nel presbiterio e sulle pareti a destra e sinistra dell’ingresso al medesimo. All’interno del presbiterio, sulla parete di sinistra, in una cornice centinata con base a piedistallo modanato San Giovanni di tipo giovanile, su uno sfondo di paesaggio. Sulla parete opposta San Matteo entro una cornice uguale, ambedue opere del pittore veneto Antonio Zona (1814.1892), sensibile ai modi dell’arte cinquecentesca, eseguite tra il 1846 ed il 1848 per la chiesa di San Pietro in Piazza Grande.
Sulla parete sinistra al lato del presbiterio San Luca e a destra San Marco appartenenti fino al 1851 alla Cattedrale di San Giusto, furono dipinte da Bartolomeo Giannelli (1824-1894) capodistriano, stilisticamente affine allo Zona.
La chiesa della Beata Vergine del Rosario è divenuta parrocchiale il 1° marzo 1948 ed ha ottenuto il riconoscimento civile il 5 gennaio 1949.


Ricordiamo per l’entrante settimana:

Domenica 22 gennaio: ore 18.30 S.Rosario, breve catechesi, canto delle Litanie del Nome Santissimo di Gesù
con la recita di apposita preghiera e Benedizione Eucaristica
Preghiera per l’Unità dei Cristiani
Mercoledì 25 gennaio: Conversione di San Paolo.
Chiusura dell’Ottavario di preghiere per l’Unità dei Cristiani
Ore 9.00 santa Messa in Suffragio di Mons. Attilio Delise
già parroco della chiesa della B. V. del Rosario dal 1970 al 1992


Tutti cordialmente salutando paternamente benedico.

Don Stefano Canonico



Note:

  • Il Parroco è a disposizione dei Fedeli dopo ogni S.Messa o per appuntamento
  • L’Ufficio parrocchiale è aperto ogni mercoledì non festivo dalle ore 9.30 alle ore 12.00
  • E’ stato acquistato un baldacchino per la chiesa che è stato esposto durante le “Quaranta Ore”.
Chi può è invitato a contribuire alla spesa sostenuta di Euro 3.500,00 con un’offerta che può essere consegnata direttamente al parroco o a chi per lui presente in sacrestia. Grazie
  • Si fa presente che la nostra chiesa non riceve contributi da nessuno e quindi vive con le offerte dei fedeli. Un grazie ai benefattori.
  • Per eventuali bonifici o versamenti presso la FriulAdria Credit Agricole – via Mazzini 7 –
34121 Trieste: conto corrente 400855/12 – codice IBAN IT68I0533602207000040085512
  • Chi è interessato a consultare il “Blog” della parrocchia, su internet può digitare l’indirizzo:
www.tradizionetrieste.info

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