22 dicembre 2008

Solennità del Santo Natale

La festa del Natale ha per oggetto la nascita temporale del Figlio di Dio. Il Verbo eterno perfettamente uguale al Padre e allo Spirito Santo, quello per cui tutto è stato fatto, si è incarnato di Maria Vergine ed è nato a Betlemme in una misera stalla a fine di salvarci. E' questo il commovente mistero che la Chiesa celebra e propone alla nostra fede in questa solennità. Imitare quest'Uomo-Dio umile, povero e sofferente, è ciò che ella dice al nostro cuore.

Da che l'uomo colpevole e degradato aveva udito nell'uscire dal paradiso terrestre quella parola di speranza: "Il Figlio della Donna opprimerà il serpente" (Gen. III, 15), questa preziosa parola fu per molti secoli l'unico conforto della specie umana in mezzo alle sue immense calamità. Il Figlio della Donna per eccellenza, il vincitore del demonio, il riparatore della caduta, il ristoratore del genere umano era l'oggetto di tutti i voti, di tutte le brame. Sotto l'impero di Augusto, nel tempo designato per la sua venuta, Egli venne; e la sua nascita fu evidentemente accompagnata da tutte le circostanze predette dai profeti.


E qui crediam bene di dare la descrizione del luogo sempre venerato dove accadde il gran Mistero, cioè della grotta in cui Maria e Giuseppe dovettero rifugiarsi la notte per non aver potuto trovare albergo nella città di Betlemme, ove si portarono per fare iscrivere i loro nomi nei pubblici registri secondo il comando di Cesare Augusto. Dice pertanto un viaggiatore moderno (Itinerario da Parigi a Gerusalemme, tom. 2, p. 157 - Chateaubriand, 1811): "Prima di entrarvi (nella grotta) il Superiore del convento mi pose in mano un cero e mi fece una breve esortazione. Quella santa grotta è irregolare, perchè essa occupa il luogo irregolare della stalla e della mangiatoia. E' lunga trentasette piedi e mezzo, larga undici piedi e tre pollici; è alta nove piedi, ed è scavata nel masso. Le pareti di quel masso sono incrostate di marmo, ed ugualmente di marmo prezioso n'è il pavimento, abbellimenti che si attribuiscono a sant'Elena. La chiesa non prende veruna luce al di fuori, e non è illuminata che da trentadue lampade, donate da diversi principi cristiani. In fondo alla grotta dal lato di oriente è il sito dove la Vergine partorì il Redentore degli uomini. Quel sito è segnato da un marmo bianco incrostato di diaspro e circondato da un cerchio d'argento a raggi a guisa di sole. In giro si leggono queste parole: Hic de Virgine Maria Jesus Christus natus est - Qui Gesù Cristo nacque dalla Vergine Maria - . Una tavola di marmo, che serve da altare, è appoggiata al fianco della roccia e si innalza al disopra del luogo in cui il Messia venne alla luce. Quest'altare è illuminato da tre lampade, la più bella delle quali fu regalata da Luigi XIII. Alla distanza di sette passi, andando verso mezzogiorno, si trova la mangiatoia, a cui si scende per due scalini, non essendo ella al pari del resto della grotta. E' dessa una volta poco alta, scavata nella roccia. Un pezzo di marmo bianco alto un piede più del suolo e scavato in forma di culla, indica il sito nel quale il Salvatore del mondo fu coricato sopra la paglia."

In questa grotta Maria dette alla luce il suo Figlio divino senza provare alcuno dei dolori comuni alle altre madri, rimanendo vergine nel parto e dopo il parto come prima. Nel momento in cui si operava il prodigio, Dio volle che gli uomini e gli angeli, il cielo e la terra andassero a porgere i loro omaggi al desiderato Redentore. In quella notte gli sventurati hanno acquistato un fratello, gli schiavi un liberatore, i fanciulli un amico, i dottori un maestro, i re un campione. Il Natale è la grande aurora della nostra liberazione. Gesù Cristo nascente è il Sol di giustizia che sorge nel mondo per allontanare le ombre della morte.

04 dicembre 2008

Celebrazioni di Dicembre presso la chiesa B. V. del Rosario - Cappella Civica - Trieste

Venerdì 5, ore 19.00
I° Venerdì del mese: S. Messa con cantici in onore del S. Cuore di Gesù.

Sabato 6, ore 19.00
II Domenica di Avvento: S. Messa con cantici del Tempo d'Avvento.

Domenica 7, ore 19.00
Solennità dell'Immacolata Concezione della B. V. Maria: S. Messa Cantata.
"Proprio" in gregoriano, "Ordinario": Missa brevis K 194 di W. A. Mozart eseguita dal coro "Diapason" diretto dal M° Riccardo Cossi, all'organo il M° Lorenzo Cossi.

Lunedì 8, ore 19.00
Vesperi Solenni a conclusione della solennità dell'Immacolata Concezione della B. V. Maria e delle celebrazioni in occasione del 150° annivesario delle apparizioni mariane a Lourdes.
L'inno ed il Magnificat saranno eseguiti in canto patriarchino, gli interludi saranno musicali d'autore per organo e violoncello. All'organo Marco Plesnicar, al violoncello la dott. Elisabetta Moretti.

Sabato 13, ore 19.00
III Domenica di Avvento detta "Domenica Gaudete". S. Messa con brani organistici.

Sabato 20, ore 19.00
IV Domenica di Avvento: S. Messa con cantici del Tempo d'Avvento.
All'offertorio sarà eseguito dal M° Michele Gallas il "Missus" del Candotti, al termine della S. Messa il canto della Novena in preparazione al S. Natale.

Mercoledì 24, ore 19.00
Solennità del Natale di N. S. G. C.
S. Messa cantata di mezzanotte (anticipata, partecipandovi si assolve al precetto festivo).
"Proprio" in gregoriano. "Ordinario": Messa "In Natali gaudio" del Campodonico.
Saranno inoltre eseguiti brani per organo e violino. All'organo Marco Plesnicar, al violino il M° Lorenzo Mian.
La S. Messa sarà preceduta dal breve ma solenne e suggestivo annuncio del Natale tratto dal Martirologio Romano.

Sabato 27, ore 19.00
Domenica fra l'ottava del S. Natale: S. Messa letta.

Mercoledì 31, ore 19.00
Ottava del S. Natale: S. Messa letta.

29 ottobre 2008

Supplica alla Vergine di Pompei

I. O augusta Regina delle Vittorie, o Vergine sovrana del paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei vostri trionfi sulla terra degl’idoli e dei demoni, effondiamo con lagrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.
Deh! Da questo trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo, dei travagli, che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo ne circondano, quante calamità ed afflizioni ne costringono! O madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato, e vincete con la clemenza il cuore dei peccatori; sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costano sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti qual siete, Regina di pace e di perdono. Salve Regina

II. E’ vero, è vero, che noi pei primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulle vette del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel Sangue divino e l’ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col Sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Voi dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza: e noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli gridando: misericordia!
Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono Cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! Pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, che ritorni pentito al Cuore vostro. Misericordia per tutti, o Madre di misericordia. Salve Regina

III. Che vi costa, o Maria, l’esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, redimita di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte, che in essa abitano, sono soggette. Il vostro dominio si stende sino all’inferno e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria. Voi siete l’onnipotente per grazia, Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare perché figli ingrati e immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi mai dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli. Ah! No, il vostro cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che vediamo sulle vostre ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella vostra mano, c’ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi e ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie. Salve Regina

Chiediamo la benedizione a Maria.

Un’ultima grazia ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l’amore vostro costante e in modo speciale la materna benedizione. No, non ci leveremo oggi dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia finché non ci avrete benedetti. Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle Vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla religione e la pace all’umana società. Benedite il nostro Vescovo, i sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del vostro santuario. Benedite infine tutti gli associati al vostro novello tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al vostro santissimo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti d’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, o Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico rifugio dei peccatori, o sovrana consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia. Salve Regina

Le Quindici promesse della Beatissima Vergine

A conclusione di queste riflessioni sul SS. Rosario vogliamo offrire qualche notizia sulle quindici promesse di Maria Santissima ai devoti della suddetta preghiera. Secondo la tradizione furono fatte dalla Vergine stessa al Beato Alano de Rupe (Alain de la Roche) appartenente all’Ordine Domenicano. Nativo della Bretagna, vissuto tra il 1428 ed il 1475, si fece domenicano a Dinau, nella diocesi di Saint-Malo, e fu mandato a lavorare nelle case dell’Ordine a Parigi, Lilla, Gaud e Zwoll; in quest’ultima morì. E’ famoso per il suo zelo nel diffondere tale devozione, compito che gli avrebbe imposto la Madonna stessa, promettendo innumerevoli grazie ai devoti della Sua Corona che, appunto, noi conosciamo come le “Quindici promesse della Beatissima Vergine” ai devoti del Suo Rosario. Esse sono:

1. Chi reciterà il mio Rosario, riceverà grazie speciali.
2. A tutti coloro che devotamente reciteranno il mio Salterio, prometto la mia specialissima protezione e grazie grandi.
3. Il Rosario sarà una difesa potentissima contro l’inferno, distruggerà i vizi, dissiperà il peccato e abbatterà le eresie.
4. Esso farà rifiorire le virtù e le opere sante, farà conseguire alle anime abbondanti misericordie di Dio; e attirerà i cuori degli uomini dall’amor vano del mondo all’amor di Dio, e li solleverà al desiderio delle cose eterne.
5. L’anima, che a me si raccomanda col Rosario, non perirà.
6. Chiunque reciterà devotamente il SS. Rosario con la considerazione dei suoi misteri, non sarà oppresso da disgrazie, non perirà di morte improvvisa; ma si convertirà, se peccatore, e si conserverà in grazia, se giusto, e sarà fatto degno della vita eterna.
7. I veri devoti del mio Rosario non moriranno senza i sacramenti.
8. Voglio che coloro che recitano il mio Rosario in vita ed in morte abbiano il lume e la pienezza delle grazie, e in vita ed in morte siano rimessi a partecipare ai meriti dei beati nel Paradiso.
9. Io, ogni giorno, libero dal purgatorio le anime devote del mio Rosario.
10. I veri figliuoli del mio Rosario godranno una grande gloria in cielo.
11. Tutto quello che chiederai col Rosario, lo otterrai.
12. Coloro che propagano il mio Rosario, saranno da me soccorsi in ogni necessità.
13. Io ho impetrato dal mio divin Figlio, che tutti gli Ascritti alla Confraternita del S. Rosario possano avere tutta la corte celeste in vita e in morte.
14. Quelli che recitano il mio Rosario sono miei figliuoli e fratelli a Gesù Cristo mio unigenito.
15. La devozione al mio Rosario è un gran segnale di predestinazione.

Infinitamente grati alla Madre di Dio e Madre nostra Maria per la Sua costante, amorosa e commovente premura nei nostri confronti, vogliamo invocarla, pregarLa e pregare con Lei il Signore attraverso la splendida devozione del Rosario coronandola magari, di tanto in tanto, con la recita della “Supplica alla Regina del Santo Rosario di Pompei” la cui recita prevista l’8 maggio e la prima domenica di ottobre sicuramente non guasta reiterare anche in altri momenti.

27 ottobre 2008

Celebrazioni di Novembre presso la chiesa B.V. del Rosario - Cappella Civica - di Trieste

Venerdì 31 ottobre, ore 19.00
Solennità di Ognissanti: S. Messa cantata.
Sarà eseguita la “Missa regia” di H. T. du Mont, con “proprium” in canto gregoriano.

Sabato 1 novembre, ore 19.00
Cadendo la commemorazione dei defunti la domenica e non potendosi quindi celebrare, viene anticipata di un giorno la solennità del Patrono della città di Trieste, s. Giusto Martire.
S. Messa cantata: sarà eseguita la messa “Cantate Domino” di G. Oltrasi, con “proprium” in canto gregoriano.

Venerdì 7 novembre, ore 19.00
I venerdì del mese: Cadendo nell’Ottava dei Morti, può essere detta la messa per tutti i fedeli defunti.
S. Messa cantata con assoluzione al catafalco.
Sarà eseguita una messa da morto composta di V. Vodopivec, con brani di F.S. Kubik ed E. Bottigliero.

Sabato 8 novembre, ore 19.00
Dedicazione dell’Arcibasilica del Ss.mo Salvatore (S. Giovanni in Laterano): S. Messa cantata.
Sarà eseguita la messa “de Angelis” con “proprium” in canto gregoriano .

Sabato 15 novembre, ore 19.00
Domenica XXVII dopo la Pentecoste (VI dopo l’Epifania): Messa d’organo.

Sabato 22 novembre, ore 19.00
Domenica XXVIII d. P. (XXIV e ultima dopo la P.)
S. Messa letta con accompagnamento d’organo e corno inglese (prof. Marino Ziani).
Ingresso: "Tu es sacerdos" del p. M. Miolli
dopo l'Epistola: "Sarabanda" di G.F. Haendel
Offertorio: "Allegretto dalla VII sinfonia" di L.v.Beethoven
Consacrazione: "Pastorale" di G. Rossini
Comunione: "Preghiera" di G. Rossini
Finale: "Georgius natus est" di J. Vella

Sabato 29 novembre, ore 19.00
Domenica Prima di Avvento: S. Messa cantata.
Sarà eseguita la messa gregoriana XVII (Avvento e Quaresima), “proprium” in canto gregoriano, preceduta dal canto del mottetto “Sanctissimum namque Gregorium”, con cui tradizionalmente si suole iniziare l’anno liturgico, nonché dall’aspersione dell’acqua benedetta.

23 ottobre 2008

Storia del Rosario - seconda parte

Per i numerosi ed autorevoli interventi sull’importanza ed efficacia della preghiera del Rosario il S. Padre Leone XIII di v.m. può ben dirsi “il Papa del Rosario”. Li ricordiamo:
  • l’Enciclica “Supremi Apostolatus” (1 settembre 1883). Si stabilisce di aggiungere, nelle Litanie Lauretane, l’invocazione: “Regina Sacratissimi Rosarii, ora pro nobis”.
  • Il Breve Apostolico “Salutaris ille spiritus precum” (24 dicembre 1883). Viene raccomandata la recita quotidiana del Rosario ed è confermata solennemente l’inserzione dell’invocazione: “Regina Sacratissimi Rosarii, ora pro nobis” nelle Litanie Lauretane.
  • Il Decreto generale della S. Congregazione dei Riti (19 giugno 1884) in cui si vieta la traslazione dell’ufficio della festa del SS. Rosario in altro giorno a meno che non ricorra il medesimo giorno l’Ufficio di un rito più importante.
  • L’Enciclica “Superiori anno” (30 agosto 1884). Tratta della recita del S. Rosario nel mese di ottobre; vengono concesse speciali indulgenze a questo pio esercizio.
  • Il Decreto “Urbis et Orbis” della S. Congregazione dei Riti (20 agosto 1885). E’ prescritta la recita del Rosario durante il mese di ottobre di ogni anno in tutte le chiese parrocchiali.
  • L’Enciclica “Quod auctoritate Apostolica” (22 dicembre 1885). E’ indetto un Giubileo straordinario per tutto l’anno 1886 sotto il patrocinio della Beatissima Vergine del Rosario.
  • Il Decreto “Urbis et Orbis” della S. Congregazione dei Riti (11 settembre 1887). La solennità del SS. Rosario è elevata a rito doppio di seconda classe.
  • La Lettera “Vi è ben noto” ai Vescovi italiani (20 settembre 1887) sul mese di ottobre sacro alla Vergine del Rosario.
  • Il Decreto “Urbis et Orbis” della S. Congregazione dei Riti (5 agosto 1888). Sono approvati e prescritti per tutta la Chiesa l’Ufficio e la Messa propria del SS. Rosario.
  • L’Enciclica “Quamquam pluries” (15 agosto 1889). Viene richiesto il Patrocinio di S. Giuseppe e della Beata Vergine nel mese di ottobre sacro al Rosario.
  • L’Enciclica “Octobri mense” (22 settembre 1891). Sul Rosario Mariano. Vi si lamenta i mali che affliggono la Chiesa, si suggerisce il rimedio della preghiera, specialmente del SS. Rosario, e si inculca lo spirito della mortificazione cristiana.
  • L’Enciclica “Magnae Dei Matris” (8 settembre 1892). Il devoto esercizio del Rosario è mezzo idoneo per conservare la fede e luminoso esempio di perfetta virtù.
  • L’Enciclica “Laetitiae sanctae” (8settembre 1893). Sul Rosario Mariano. I Misteri del SS. Rosario si oppongono efficacemente a tre mali della società: alla noia della vita modesta e faticosa, all’orrore del dolore, e al dimenticarsi della vita futura.
  • L’Enciclica “Iucundo semper” (8 settembre 1894). Sulla bellezza ed efficacia del Rosario Mariano. Vengono condannate le storie del romanziere Emil Zola contro la Vergine Immacolata di Lourdes ed il dramma di Giovanni Bovio contro il divino Redentore: vengono indetti atti di riparazione.
  • L’Enciclica “Auditrice populi Christiani” (5 settembre 1895). La recita del Rosario per ottenere la grazia del ritorno delle Chiese separate al Cattolicesimo. E’ raccomandata la costruzione del tempio alla Vergine del Rosario a Patrasso in Acaia.
  • L’Enciclica “Fidentem piumque animum” (20 settembre 1896). Forza e bellezza della devozione popolare del SS. Rosario; viene inculcata la sua celebrazione ricordando i benefici con cui fu arricchita dai Sommi Pontefici.
  • L’Enciclica “Augustissimae Virginis Mariae” (12 settembre 1897). Vengono lodate le confraternite del Rosario e si incitano i fedeli ad iscriversi in esse.
  • L’Enciclica “Diuturni temporis” (5 settembre 1898). Vi si celebra l’eccellenza del Rosario Mariano e si parla dell’incremento da darsi al suo culto. E’ preannunciata la Costituzione Apostolica sulle Confraternite del SS. Rosario.
  • La Costituzione Apostolica “Ubi primum” (10 ottobre 1898). Si tratta delle leggi, dei diritti e dei privilegi della Confraternita del SS. Rosario.
  • Il Nuovo Indice delle Indulgenze del SS. Rosario (29 agosto 1899).
  • Le Lettere al P. Costanzo M. Becchi O.P. (28 marzo 1901). Viene lodata l’Associazione del Rosario Perpetuo in Italia e ne è raccomandata la diffusione.
Anche senza una così notevole produzione di documenti tutti i Pontefici, almeno da Leone XIII in poi, ma, come abbiamo visto, benché sinteticamente, anche prima, sono autorevolmente intervenuti a favore di questa devozione anche oggi così cara al popolo cristiano. Speriamo fiduciosamente in una sempre maggiore diffusione di questa preghiera, semplice, ma allo stesso tempo ricca e significativa, perché anche ai nostri giorni sia “magnum ac singulare in Ecclesia praesidium” su cui s’infrangano i flutti minacciosi dell’errore, dell’apostasia, dell’indifferenza che paurosamente travagliano la sua esistenza.

Storia del Rosario - prima parte

Il Rosario, considerato come corona composta da 150 nodi, fu in uso fra i primi eremiti, i quali non essendo capaci di recitare il Salterio davidico, solito a dirsi dai loro maestri, recitavano 150 “Pater” in luogo dei 150 salmi di cui consta il suddetto Salterio. Per non sbagliarsi nella numerazione, usavano far passare fra le dita i diversi nodi, suddivisi per decine, fatti su un piccolo cordone, che si suppone portassero pendente al lato sinistro della cintura che teneva stretta alla vita la lunga veste, come ancora oggi si vede, ad esempio, nell’abito dei Francescani.

Ma il Rosario, come oggi lo conosciamo, è una devozione che ha un’origine soprannaturale. Verso l’anno 1212 mentre la Chiesa era travagliata dal diffondersi dell’eresia degli Albigesi, a S. Domenico, che assieme a S. Francesco d’Assisi si impegnava con ardente zelo per il bene del Corpo mistico di Cristo cercando di arginarla e pregava la Madonna di indicargli la modalità più appropriata, Questa apparve dandogli, con la sua stessa mano, una corona composta da 15 decine di piccole sfere regolarmente divise da 15 grani più grossi. Spiegandogli come si doveva usare disse chiaramente: “Praedica Rosarium meum, nam haec precandi formula erit unica ad evertendas haereses, vitia extinguenda, virtutes promovendas, misericordiam Dei implorandam, magnum ac singulare in Ecclesia praesidium (Predica il mio Rosario, infatti questa preghiera sarà l’unica adatta a sconfiggere le eresie, ad estinguere i vizi, a promuovere le virtù, ad implorare la misericordia di Dio, sarà grande e singolare difesa nella Chiesa)”. E la profezia si verificò subito. Il S. Rosario predicato da S. Domenico e dai suoi frati operò incredibili prodigi primo fra i quali il trionfo del Cattolicesimo sull’eresia albigese. I suoi devoti, inoltre, furono beneficati da grazie particolarissime; infermi risanati, indemoniati liberati, morti risuscitati, eretici convertiti, peccatori ravveduti, incendi estinti, tempeste sedate, temporali dissipati.

Per cui il Rosario divenne subito una devozione diffusa in tutto il mondo e fu ritenuto come l’insegna caratteristica di ogni cattolico tanto che non si accordava impiego, non si accoglieva nelle scuole, nelle botteghe artigianali ed addirittura nell’esercito se non chi ne professava la sua devozione portando bene in vista la corona, usanza rimasta oggi per alcuni Ordini religiosi. Le persone facoltose facevano cospicue offerte per mantenere i predicatori dle Rosario, per distribuire ai poveri le corone e per celebrare solennemente la festa, senza dimenticare le amplissime Indulgenze con cui fu arricchito dai Pontefici.

Un’altra fulgida vittoria cattolica da ascriversi al Rosario è quella della battaglia che si combatté nel golfo di Lepanto contro i Turchi il 7 ottobre 1571 e fu talmente evidente l’intervento celeste da indurre la Repubblica di Venezia a scrivere nei suoi registri: “Non vires, non arma, non duces, sed Maria Rosarii fecis nos victores (non le forze, non le armi, non i comandanti, ma Maria del Rosario ci rese vincitori)” e determinò il Papa S. Pio V a stabilire nella prima domenica di ottobre la festa della Madonna della Vittoria che più tardi Gregorio XIII denominò la festa del Rosario.

13 ottobre 2008

Il Rosario - parte seconda

Ed inoltre vogliamo ricordare l’Esortazione Apostolica “Marialis Cultus” del Papa Paolo VI datata 2 febbraio 1974, sicuramente uno dei documenti più importanti sulla devozione alla Vergine Maria degli anni a noi più vicini. Nella terza parte, al paragrafo 49, nell’elencare i tradizionali elementi che compongono questa veneranda preghiera, al punto “d” così afferma: “La dossologia “Gloria al Padre”, conformemente ad un orientamento comune alla pietà cristiana, chiude la preghiera con la glorificazionedi Dio, uno e trino, dal quale, per il quale, e nel quale sono tutte le cose”. Dunque non parte essenziale del Rosario, ma antica tradizione. Lodevolissima e significativa, per altro. La consuetudine di aggiungere alle singole decadi la dossologia “Gloria Patri” corona degnamente il “Pater” e l’”Ave”, come evidenziava anche la “Marialis Cultus” sopracitata, ma è anche un conformarsi all’antichissima prassi della Chiesa di concludere ogni salmo con il “Gloria Patri” e questo a significare la profonda connessione con il Salterio; ecco perché l’altro nome del Rosario e cioè Salterio della B. V. Maria, come già all’inizio si ricordava. 150, infatti, sono i salmi, 150 le “Ave Maria”. La recita dei salmi, se non altro nell’Ufficio Divino, si conclude appunto con il “Gloria Patri”, così come le decadi del Rosario. Le parti che lo compongono sono tratte dalla S. Scrittura dunque è una preghiera veramente biblica e perciò sempre attuale. La dossologia, poi, ci ricorda che dalla SS. Trinità, come da fonte inesausta, attraverso Maria Santissima, è venuta nel mondo, viene e verrà ogni grazia.

Logicamente giaculatorie, preghiere varie che si recitano abitualmente al termine di ogni decade, la stessa “Salve Regina” e le Litanie Lauretane non costituiscono in alcun modo parte essenziale del Rosario.

Vengono denominati “Misteri del Rosario” dei frammenti di narrazioni evangeliche che si riferiscono agli avvenimenti principali della vita di Gesù e di Maria. Sono fatti storici, come ben sappiamo, ma vengono chiamati “Misteri” perché sotto il velo della vicenda storica narrata contengono delle verità impervie alla nostra ragione, come ad esempio l’Incarnazione del Verbo e la Divina Maternità di Maria, che superano del tutto la possibile comprensione da parte dell’intelletto umano e vengono ad illuminarsi solo grazie all’opera della rivelazione senza, per altro, essere da noi del tutto comprese.

Concludendo possiamo affermare che il S. Rosario è una preghiera biblica, cristologica e mariana; non è la più importante poiché il vertice della preghiera è sempre la S. Messa che ripresenta in modo incruento il Sacrificio di Cristo sulla croce e dunque è essa stessa Sacrificio, non è l’unica, ma è certamente preghiera “eccellente” come ebbe modo di definirla Paolo VI nella già citata Esortazione Apostolica al n°55 e come lo testimoniano le infinite grazie concesse all’umanità dalla Vergine benedetta attraverso la sua recita devota. Infine il Rosario è anche accorata e fiduciosa richiesta alla Madonna di pregare e di meditare i Misteri dell’umana salvezza con il Suo aiuto e sul Suo esempio perché ognuno possa scoprire e riscoprire come questi avvenimenti non sono a lui estrinseci ma intrinseci, sono cioé parte di lui, della sua esistenza e del suo futuro. La vicenda di Cristo, primogenito della nuova umanità è il paradigma della vicenda di ciascuno di noi. Quando si è compreso questo si è capito tutto.

Gli sfolgoranti trionfi del Rosario, che avremo modo di conoscere tracciando brevemente la sua storia, ci fanno ben sperare perché con la sua recita, oggi come un tempo, anche i cuori più duri, anche le persone più ostinate nel male si apriranno incondizionatamente all’ineffabile amore di Dio.

Il Rosario - parte prima

Dopo alcuni accenni sul Rosario ci sembra opportuno proporre delle considerazioni cha riassumano e definiscano nel modo più chiaro possibile cosa esso sia.

Il Rosario ossia il Salterio della B. V. Maria è: ”Sacra quaedam formula precandi Deum in honorem Beatae Mariae, qua per quindecim Salutationis Angelicae decades, interiecta singulis Oratione Dominica, quindecim praecipua Redemptionis humanae Mysteria piis meditationibus percensentur” (E’ una formula sacra di pregare Dio in onore della Beata Maria, che per quindici decadi di “Ave Maria” intercalate ognuna dal “Padre nostro”, vengono considerati con pie meditazioni i principali Misteri della Redenzione umana). Così afferma il Papa S. Pio V nella costituzione “Consueverunt Romani Pontifices” del 17 settembre 1569. L’indole di questa devozione consiste, allora, nell’unire all’orazione mentale quella vocale e perciò le sue parti essenziali sono i Misteri, il Pater noster e l’Ave Maria.
Senza la meditazione dei Misteri anche se si recitassero moltissimi Pater ed Ave non si ha il Rosario; così come senza il determinato numero di Pater ed Ave quantunque si meditassero i Misteri. A commento di quanto detto così si esprime il P. Esser O.P.: “Come il corpo e l’anima unendosi costituiscono l’uomo vivente, così ciò che costituisce la vivente e vivificante preghiera del Rosario è la pertinente unione della meditazione con le preghiere vocali. Non che la preghiera vocale, quando viene fatta bene, non sia di per sé stessa buona, ma non costituisce l’essenza del Rosario. Le preghiere vocali sono in esso come la materia a cui la sola meditazione dei Misteri può imprimere la forma e la caratteristica sue proprie”.

Nella definizione enunciata all’inizio ed anche in altri documenti sul Rosario, non si fa menzione del “Gloria Patri” per cui si deduce che questa dossologia non è parte essenziale nella recita del Santissimo Rosario; dunque le singole decadi possono concludersi a piacere o con il “Gloria Patri” o con il “Requiem aeternam” se lo si reciti in suffragio dei defunti, così come voleva il B. Pio IX, senza che vengano meno le Indulgenze annesse a questa pia pratica. A supporto di quanto affermato citiamo il nuovo “Enchiridion Indulgentiarum” edito nel maggio 1986 che ricalca la definizione data del Rosario da S. Pio V non menzionando, fra gli elementi che lo compongono, il “Gloria Patri”. Attualmente si concede l’Indulgenza plenaria per chi lo recita in chiesa o in un oratorio, in famiglia, in una Comunità religiosa, o in una pia Associazione; altrimenti l’Indulgenza è parziale. Per ottenere l’Indulgenza plenaria, oltre a quanto sopra, e sempre alle solite condizioni (la pia pratica prevista, nella fattispecie la recita del Rosario, la Confessione e Comunione sacramentale e le preghiere secondo le intenzioni del Sommo Pontefice), si stabilisce quanto segue:
1) È sufficiente la recita della terza parte del Rosario, ma le cinque decadi devono essere recitate senza interruzione
2) Alla preghiera vocale va ad aggiungersi la pia meditazione dei misteri
3) Nella recita comunitaria, i Misteri devono essere enunciati secondo la consuetudine locale approvata; in quella privata è sufficiente che il fedele aggiunga alla preghiera vocale la meditazione dei Misteri
4) Presso gli Orientali dove non si ha la prassi di questa devozione, i Patriarchi potranno stabilire altre preghiere in onore della B. V. Maria (ad es. presso i Bizantini l’inno “Akathistos” o l’ufficio “Paraclisis”), che godranno delle stesse indulgenze del Rosario.

09 ottobre 2008

Triduo alla SS. Vergine del Rosario di Pompei

I. Vergine Immacolata e Regina del Rosario, tu in questi tempi di morta fede e di empietà trionfante hai voluto piantare il tuo seggio di Regina e Madre sull'antica terra di Pompei, soggiorno di morti pagani. E da quel luogo, dov'erano adorati gl'idoli e i demonii, tu oggi, come Madre della divina grazia, spargi da per tutto i tesori delle celesti misericordie. Deh! da quel trono, ove regni pietosa, rivolgi, o Maria, anche sopra di me gli occhi tuoi benigni ed abbi pietà di me, che ho tanto bisogno del tuo soccorso. Mostrati anche a me, come a tanti altri ti sei dimostrata, vera Madre di misericordia: "Monstra te esse Matrem", mentre che io con tutto il cuore ti saluto e ti invoco mia Sovrana e Regina del santissimo Rosario. Salve Regina...

II. Prostrata ai piedi del tuo trono, o grande e gloriosa Signora, l'anima mia ti venera tra gemiti ed affanni ond'è oppressa oltre misura. In queste angustie ed agitazioni, in cui mi trovo, io alzo confidente gli occhi a te, che ti sei degnata di eleggere dimora le campagne dei poveri ed abbandonati contadini. E là, rimpetto alla città e all'anfiteatro dai gentileschi piaceri, ove regna silenzio e ruina, tu come Regina delle vittorie, levasti la tua voce potente per chiamare da ogni parte d'Italia e del mondo cattolico i devoti tuoi figli ad erigerti un tempio. Deh! ti muovi alfine a pietà di quest'anima mia che giace avvilita nel fango. Miserere di me, o Signora, miserere di me, che sono oltremodo ripieno di miserie e di umiliazioni. Tu che sei l'aiuto dei cristiani, traimi da queste tribolazioni, in cui verso miserevolmente. Tu, che sei la vita nostra, trionfa della morte, che minaccia l'anima mia in questi pericoli in cui trovasi esposta; ridonami la pace, la tranquillità, l'amore, la salute. Salve Regina...

III. Ah! il sentire che tanti sono stati da te beneficati solo perché sono ricorsi a te con fede, m'infonde novella lena e coraggio d'invocarti a mio soccorso. Tu già promettesti a san Domenico che chi vuol grazie, col tuo Rosario le ottiene: ed io col tuo Rosario in mano ti chiamo, o Madre, all'osservanza delle tue materne promesse. Anzi tu stessa ai dì nostri operi continui prodigi per chiamare i tuoi figli ad onorarti nel tempio di Pompei. Tu dunque vuoi tergere le nostre lacrime, vuoi lenire i nostri affanni! Ed io col cuore sulle labbra, con viva fede ti chiamo e t'invoco: Madre mia, Madre cara, Madre bella, Madre dolcissima, aiutami! Madre e Regina del santo Rosario di Pompei, non più tardare a stendermi la mano tua potente per salvarmi, chè il ritardo, come vedi, mi porterebbe alla rovina. Salve Regina...

IV. E chi altri mai ho io a ricorrere, se non a te, che sei il sollievo dei miserabili, il conforto degli abbandonati, la consolazione degli afflitti? Oh! io te lo confesso, l'anima mia è miserabile, gravata da enormi colpe merita di ardere all'inferno, indegna di ricevere grazie. Ma non sei tu la speranza di chi dispera, la grande mediatrice tra l'uomo e Dio, la potente nostra avvocata presso il trono dell'Altissimo, il rifugio dei peccatori? Deh! solo che tu dica una parola in mio favore al tuo Figliuolo, e degli ti esaudirà. Chiedigli dunque, o Madre, questa grazia di cui ho tanto bisogno (si chiede la grazia che si vuole ottenere). Tu sola puoi ottenermela: tu che sei l'unica speranza mia, la mia consolazione, la mia dolcezza, tutta la vita mia. Così spero e così sia. Salve Regina...

V. O Vergine e Regina del santo Rosario, tu che sei la Figlia del Padre celeste, la Madre del Figliuol divino, la Sposa dello Spirito Settiforme, tu che tutto puoi presso la SS. Trinità, devi impetrarmi questa grazia cotanto a me necessaria, purché non sia di ostacolo alla mia salvezza eterna (si esponga la grazia che si vuole ottenere); te la domando per la tua immacolata Concezione, per la tua divina Maternità, per i tuoi gaudii, per i tuoi dolori, per i tuoi trionfi. Te la domando per il Cuore del tuo amoroso Gesù, per quei nove mesi che lo portasti nel seno, per gli stenti della sua vita, per l'acerba sua passione, per la sua morte di croce, per il Nome suo santissimo, per il suo preziosissimo Sangue; te la domando infine per il Cuore tuo dolcissimo, nel Nome tuo glorioso, o Maria, che sei stella del mare, signora potente, mare di dolore, porta del paradiso e madre di ogni grazia. In te confido, da te tutto spero. Tu mi hai da salvare. Così sia. Salve Regina...

Il Santo Rosario

Due mesi sono consacrati alla Madonna: Maggio, mese dei fiorni e della gioia, e Ottobre, mese dei raccolti e delle semine. In questi due mesi Maria Santissima viene a ricordarci il dovere della preghiera, ci offre il suo Rosario perchè con esso possiamo intrecciare le preghiere più belle.

Ricordiamo le parole di S.S. Papa Leone XIII tratte dall'Enciclica Supremi Apostolatus del 1883:


"... Fu in ogni tempo lodevolissimo ed inviolabile costume del popolo cattolico ricorrere nei trepidi e dubbiosi eventi a Maria e rifugiarsi nella sua materna bontà. Ciò dimostra la fermissima speranza, anzi la piena fiducia, che la Chiesa cattolica ha sempre a buon diritto riposto nella Madre di Dio. Infatti la Vergine Immacolata, prescelta ad essere Madre di Dio, e per ciò stesso fatta corredentrice del genere umano, gode presso il Figlio di una potenza e di una grazia così grande che nessuna creatura né umana né angelica ha mai potuto né mai potrà raggiungerne una maggiore. E poiché la gioia per Lei più gradita è quella di aiutare e consolare ogni singolo fedele che invochi il suo soccorso, non vi può essere dubbio che Ella voglia molto più volentieri accogliere, anzi esulti nel soddisfare i voti di tutta la Chiesa.

Ma questa così ardente e fiduciosa devozione verso l’augusta Regina del cielo più chiaramente apparve quando la violenza degli errori largamente diffusi, o la corruzione strabocchevole dei costumi, o l’impeto di potenti nemici, parve mettere in pericolo la Chiesa militante di Dio.
Le memorie antiche e moderne, e i sacri fasti della Chiesa ricordano le pubbliche e private preghiere e i voti innalzati alla Gran Madre di Dio, nonché i soccorsi, la pace e la tranquillità concessi da Dio per sua intercessione. Da qui ebbero origine quei titoli insigni con i quali i popoli cattolici la salutarono Ausiliatrice dei cristiani, Soccorritrice, Consolatrice, Arbitra delle guerre, Trionfatrice, Apportatrice di pace. Fra tali titoli si vuole in primo luogo ricordare quello così solenne del Rosario, con cui furono consacrati all’immortalità i sommi suoi benefici verso l’intera cristianità.

Nessuno di Voi ignora, Venerabili Fratelli, quanto travaglio e lutto apportassero alla santa Chiesa di Dio, sullo scorcio del secolo XII, gli eretici Albigesi, i quali, generati dalla setta degli ultimi Manichei, riempirono di perniciosi errori le contrade meridionali della Francia ed altre regioni del mondo latino. Spargendo in tutti i luoghi il terrore delle armi, contavano di poter dominare incontrastati con stragi e rovine. Contro siffatti nemici crudelissimi, il misericordioso Iddio, come è noto, suscitò un santissimo uomo, l’inclito padre e fondatore dell’Ordine Domenicano. Egli, grande per la purezza della dottrina, per la santità della vita, per le fatiche dell’Apostolato, prese a combattere intrepidamente per la Chiesa cattolica, confidando non nella forza né nelle armi, ma più di tutto in quella preghiera che egli per primo introdusse col nome del santo Rosario e che, o direttamente o per mezzo dei suoi discepoli, diffuse ovunque. Per ispirazione e per impulso divino, egli ben sapeva che con l’aiuto di questa preghiera, potente strumento di guerra, i fedeli avrebbero potuto vincere e sconfiggere i nemici, e costringerli a cessare la loro empia e stolta audacia. Ed è noto che gli avvenimenti diedero ragione alla previsione. Infatti, da quando tale forma di preghiera insegnata da San Domenico fu abbracciata e debitamente praticata dal popolo cristiano, cominciarono a rinvigorire la pietà, la fede e la concordia, e furono dappertutto infrante le manovre e le insidie degli eretici. Inoltre moltissimi erranti furono ricondotti sulla via della salvezza, e la follia degli empi fu schiacciata da quelle armi che i cattolici avevano impugnate per rintuzzare la violenza. ..."

30 settembre 2008

Celebrazioni di ottobre presso la chiesa B.V. del Rosario - Cappella civica - di Trieste


Venerdì 3 ottobre ore 19.15
I° Venerdì del mese: S. Messa con cantici in onore del Sacro Cuore

Introito: Pietà Signor del nostro patrio suolo
Dopo l'Epistola: Suonata d'organo
Offertorio: Cuore dolcissimo, veniamo a Te; variazioni all'organo.
Consacrazione: Suonata d'organo
Comunione: Inno eucaristico del Friuli
Finale: O Gesù Re dei cuori e del mondo.

Sabato 4 ottobre ore 19.15
Festa della Madonna del Rosario: S. Messa con cantici in onore della Madonna

Introito: Ave Maria, la gemebonda squilla
Dopo l'Epistola: Suonata d'organo
Offertorio: Ave Maris Stella (gregoriano e melodia patriarchina gradese)
Elevazione: Suonata d'organo
Comunione: Magnificat (gregoriano e melodia patriarchina gradese)
Finale: Dio Vi salvi Regina.

Sabato 11 ottobre ore 19
Messa con accompagnamento di organo e corno inglese
(al corno inglese: prof. Marino Ziani)

Introito: Aria, Rondeau, Angloise (attr. L. Mozart)
dopo l'Epistola: Ave Maria (Arcadelt)
Offertorio: Ave Maria (Somma)
Elevazione: Vierge Marie (Lopez)
Comunione: Ave verum Corpus (W.A. Mozart)
Finale: Tu es sacerdos (Miolli)

Sabato 18 ottobre ore 19
S. Messa per organo e violino
(Andrea Palumbo al flauto e Riccardo Cossi all'organo)

Introito: Allegro in Sol magg. (B. Marcello)
Canzon dopo l'epistola: Canzon dopo l'epistola (“dai Fiori Musicali”) (G. Frescobaldi)
Offertorio: Adagio in Do min. (J. S. Bach)
Elevazione: Ciaccona in Fa magg (B. Marcello)
Comunione: Allegro in Re magg. (A. Vivaldi)
Finale: Rejouissance (G. P. Telemann)

Sabato 25 ottobre ore 19
S. Messa cantata (Cristo Re) Pontificalis II di L. Perosi