22 dicembre 2008

Solennità del Santo Natale

La festa del Natale ha per oggetto la nascita temporale del Figlio di Dio. Il Verbo eterno perfettamente uguale al Padre e allo Spirito Santo, quello per cui tutto è stato fatto, si è incarnato di Maria Vergine ed è nato a Betlemme in una misera stalla a fine di salvarci. E' questo il commovente mistero che la Chiesa celebra e propone alla nostra fede in questa solennità. Imitare quest'Uomo-Dio umile, povero e sofferente, è ciò che ella dice al nostro cuore.

Da che l'uomo colpevole e degradato aveva udito nell'uscire dal paradiso terrestre quella parola di speranza: "Il Figlio della Donna opprimerà il serpente" (Gen. III, 15), questa preziosa parola fu per molti secoli l'unico conforto della specie umana in mezzo alle sue immense calamità. Il Figlio della Donna per eccellenza, il vincitore del demonio, il riparatore della caduta, il ristoratore del genere umano era l'oggetto di tutti i voti, di tutte le brame. Sotto l'impero di Augusto, nel tempo designato per la sua venuta, Egli venne; e la sua nascita fu evidentemente accompagnata da tutte le circostanze predette dai profeti.


E qui crediam bene di dare la descrizione del luogo sempre venerato dove accadde il gran Mistero, cioè della grotta in cui Maria e Giuseppe dovettero rifugiarsi la notte per non aver potuto trovare albergo nella città di Betlemme, ove si portarono per fare iscrivere i loro nomi nei pubblici registri secondo il comando di Cesare Augusto. Dice pertanto un viaggiatore moderno (Itinerario da Parigi a Gerusalemme, tom. 2, p. 157 - Chateaubriand, 1811): "Prima di entrarvi (nella grotta) il Superiore del convento mi pose in mano un cero e mi fece una breve esortazione. Quella santa grotta è irregolare, perchè essa occupa il luogo irregolare della stalla e della mangiatoia. E' lunga trentasette piedi e mezzo, larga undici piedi e tre pollici; è alta nove piedi, ed è scavata nel masso. Le pareti di quel masso sono incrostate di marmo, ed ugualmente di marmo prezioso n'è il pavimento, abbellimenti che si attribuiscono a sant'Elena. La chiesa non prende veruna luce al di fuori, e non è illuminata che da trentadue lampade, donate da diversi principi cristiani. In fondo alla grotta dal lato di oriente è il sito dove la Vergine partorì il Redentore degli uomini. Quel sito è segnato da un marmo bianco incrostato di diaspro e circondato da un cerchio d'argento a raggi a guisa di sole. In giro si leggono queste parole: Hic de Virgine Maria Jesus Christus natus est - Qui Gesù Cristo nacque dalla Vergine Maria - . Una tavola di marmo, che serve da altare, è appoggiata al fianco della roccia e si innalza al disopra del luogo in cui il Messia venne alla luce. Quest'altare è illuminato da tre lampade, la più bella delle quali fu regalata da Luigi XIII. Alla distanza di sette passi, andando verso mezzogiorno, si trova la mangiatoia, a cui si scende per due scalini, non essendo ella al pari del resto della grotta. E' dessa una volta poco alta, scavata nella roccia. Un pezzo di marmo bianco alto un piede più del suolo e scavato in forma di culla, indica il sito nel quale il Salvatore del mondo fu coricato sopra la paglia."

In questa grotta Maria dette alla luce il suo Figlio divino senza provare alcuno dei dolori comuni alle altre madri, rimanendo vergine nel parto e dopo il parto come prima. Nel momento in cui si operava il prodigio, Dio volle che gli uomini e gli angeli, il cielo e la terra andassero a porgere i loro omaggi al desiderato Redentore. In quella notte gli sventurati hanno acquistato un fratello, gli schiavi un liberatore, i fanciulli un amico, i dottori un maestro, i re un campione. Il Natale è la grande aurora della nostra liberazione. Gesù Cristo nascente è il Sol di giustizia che sorge nel mondo per allontanare le ombre della morte.

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