15 gennaio 2012

Bollettino parrocchiale: Domenica II del tempo ordinario, 15 gennaio 2012

Lasciamoci guidare dalle ispirate parole del grande S.Agostino per ciò che riguarda la riflessione sul brano evangelico propostoci dalla Liturgia (Gv.1,35-42):”Bisogna dire che Lui è Agnello in modo unico, dato che anche i discepoli sono chiamati agnelli <Ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi>. Essi sono chiamati anche luce: <Voi siete la luce del mondo>, ma in senso diverso da Colui del Quale è detto: <Era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo>. Così, anche Agnello lo è in modo del tutto singolare: è il solo senza macchia, senza peccato; e non perché le Sue macchie siano state cancellate, ma perché non ebbe mai alcuna macchia. In che senso Giovanni affermò del Signore: <Ecco l’Agnello di Dio?> Non era Giovanni stesso un agnello? Non era un uomo santo? Non era un amico dello sposo? Solo che Cristo è l’Agnello per eccellenza, è l’Agnello di Dio; perché in modo del tutto singolare, solo col sangue di questo Agnello gli uomini poterono essere redenti”.


La Liturgia antica colloca nella Domenica fra l’Ottava del Natale e l’Epifania o non intercorrendo nessuna domenica, il 2 gennaio, la Festa del Santissimo Nome di Gesù. La devozione al Nome di Gesù, era già conosciuta quando sullo scorcio del XV sec., S.Bernardino da Siena (1380-1444) prima e poi S.Giovanni da Capistrano (1386-1456), ambedue dell’Ordine Francescano, se ne fecero strenui propagatori. La Sede Apostolica approvò solennemente quest’omaggio al Nome del Salvatore degli uomini e Innocenzo XIII dietro istanza dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo, ne estese la Festa a tutta la Chiesa (1721), fissandola alla domenica II dopo l’Epifania. L’odierno calendario liturgico la fissa al 3 gennaio data in cui già anticamente tale festa veniva celebrata dall’Ordine Serafico (cioè i Francescani). Tutto il mese di gennaio è però dedicato in modo speciale ad onorare questo Nome Santissimo in cui solamente vi è salvezza poiché il nome designa la persona e cioè Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini. Perciò durante la Funzione Vespertina delle Domeniche di gennaio (ore 18.30) si canteranno le Litanie del Nome Santissimo di Gesù e verrà inoltre recitata una preghiera particolare, nonché l’effigie del Salvatore benedetto per tutto il corrente mese, sarà collocata in particolare onore.
Si avvicina velocemente anche la solennità della Dedicazione della nostra chiesa avvenuta il 1° febbraio 1871 ad opera di Mons. Bartolomeo Legat, Vescovo di Trieste che vi ripristinava così solennemente il culto cattolico dopo essere stata per lungo tempo luogo di preghiera della Comunità Luterana della nostra città. Come l’anniversario della Dedicazione del Tempio di Gerusalemme era giorno solenne presso gli Ebrei, così le nostre Chiese, divenute per la Dedicazione (o Consacrazione) il Tempio del Dio vivente presso di noi, solennizzano ogni anno il giorno anniversario di questo memorabile avvenimento. Tre sono gli anniversari della Dedicazione: quello della propria chiesa che celebrano i fedeli da essa dipendenti o comunque facenti riferimento a questa, quello della Cattedrale, che si estende a tutta la Diocesi, e quello di S.Giovanni in Laterano a Roma, chiesa madre dell’Urbe e dell’Orbe, e perciò festeggiata da tutto il mondo.
La Liturgia della Dedicazione di una Chiesa ribadisce costantemente che la Casa del Signore è luogo di rifugio, di preghiera e di santificazione. La Messa al pensiero della chiesa come edificio unisce quello della Chiesa mistica di Cristo, sia militante che trionfante. A questa allude specialmente il brano dell’Apocalisse chiamandola nuova Gerusalemme, a somiglianza di quella giudaica, e descrivendone le qualità. Il Vangelo ricorda l’entrata di Gesù nella casa di Zaccheo: e come allora Egli vi portò la salvezza, così la porta adesso alle nostre anime, tempio dello Spirito Santo, ogni volta che noi lo riceviamo con amore. Il colore bianco dei paramenti liturgici che si usa in questa festa vuole ricordare che la chiesa è la sposa immacolata di Gesù Cristo.

I solenni festeggiamenti per la festa della Dedicazione della nostra chiesa si svolgeranno al 31 gennaio alle ore 18.30 con il canto dei primi Vesperi con cui si darà inizio alla Solennità suddetta; proseguiranno il 1° febbraio alle ore 9.00 con la S.Messa solenne in latino eseguita dalla nostra Corale parrocchiale diretta dal M° Elìa Macrì. Verrà celebrata anche una S.Messa alle ore 17.30. Alle ore 18.30 verranno cantati i secondi Vesperi solenni con cui si concluderà questa giornata di festa.


Pensiamo sia utile fornire anche delle interessanti notizie storiche ed artistiche sulla nostra chiesa distribuendole lungo il corso di queste tre settimane che ci separano da questa nostra importantissima celebrazione.


La chiesa della Beata Vergine del Santo Rosario sorge in una piccola oasi del passato, miracolosamente sopravvissuta alle demolizioni giuseppine e risparmiata dalle ruspe littorie.
Il nome di Piazza Vecchia è estremamente appropriato, poiché in tempi remoti essa era il centro vitale della città. Anticamente si estendeva su una superficie molto più vasta e, in quanto piazza principale, vi fervevano le operazioni di mercato. Una tradizione contribuisce ad ammantar di fascino il luogo, affermando che proprio qui sia caduta dal cielo l’alabarda di S.Sergio nell’attimo stesso del suo martirio. Forse fu con questa convinzione nel cuore che i membri della confraternita del Rosario, nella prima metà del ‘600, ritennero il sito quanto mai adatto ad ospitare la loro cappella.
L’epoca era particolarmente feconda di confraternite e questa del Rosario era nata sotto i migliori auspici, essendo stata fondata da alcuni dei più abbienti cittadini di Trieste, riunitisi nella chiesa di S.Silvestro il 1° aprile 1613. Nei tre lustri che seguirono, la pia congregazione crebbe d’importanza e cominciò a sentire l’esigenza di un proprio luogo di preghiera. Si trovò un valido alleato nella realizzazione del progetto nella persona di un predicatore appartenente al casato degli Estensi, che soggiornò a Trieste nel gennaio 1631. I fondi per la costruzione si reperirono grazie alla generosità di Antonio Castaldi, di Antonio Girali e dei fratelli Locatelli, mercanti, che vi ottennero sepoltura.
L’11 maggio dello stesso anno, il 1631, narra un cronista d’allora che il vescovo di origine goriziana Monsignor Pompeo Coronini “cantò la messa pontificale in musica”, benedicendo quindi la prima pietra, impreziosita da una medaglia d’argento recante l’immagine della Madonna ed i nomi di papa Urbano VIII e di Ferdinando II imperatore d’Austria.
I lavori di edificazione della struttura muraria si protrassero per quattro anni, fino al 1635. Nonostante la munificenza dei benefattori bisognò fare i conti con la crisi economica del momento, e questo fece sì che la chiesa sorgesse estremamente sobria, scevra degli eccessi ornamentali di certa architettura barocca.
L’edificio è a pianta rettangolare con navata unica da cui sporge la parte absidale quasi quadrata affiancata dal campanile. La superficie delle pareti laterali, animata da lesene e cornici, è interrotta da tre lunettoni. La facciata, scandita da forti lesene in conci a vista, si conclude con un timpano spezzato.
Il Tribel, nella sua opera Passeggiata storica per Trieste, afferma che originariamente il campanile non si trovava dov’è ora, ma sull’altro lato della chiesa, e che fu proprio il riferimento alla torre campanaria a dare il nome all’Androna della torre.
Una testimonianza scritta ci fornisce la certezza che fin dal principio la cappella fosse provvista di un organo: infatti già nel 1641 il canonico Leonardo Gobb (o Copp), raccomandandosi per ottenere un posto di organista presso la Cattedrale di S.Giusto, forniva come referenza il fatto di aver suonato per un anno alla chiesa del Rosario.
Dal 1641 la sagrestia ospitò il primo Monte di Pietà di Trieste, dove non si riscuotevano interessi, ma solo un contributo alle spese di gestione ed all’ampliamento del capitale. Il Monte fu chiuso più di un secolo dopo, per comprovata disonestà degli amministratori.
Ultimati, come dicevamo, i lavori esterni, la sistemazione dell’interno era invece ben lungi dal trovare compimento.
Trascorsero quasi vent’anni. Nel frattempo sulla Cattedra di S.Giusto, resa vacante dalla dipartita di Monsignor Coronini, si era insediato Antonio de Marenzi, di nobile famiglia triestina d’origini bergamasche, che aveva pronunciato i voti dopo essere rimasto vedovo con due figli. Sua residenza fu lo splendido palazzo Marenzi attiguo alla chiesa del Rosario.
Cediamo per un attimo la parola all’illustre storiografo triestino fra Ireneo della Croce, la cui casa natale, vittima del piano regolatore degli anni ’30, sorgeva proprio dietro la nostra chiesa.
Riferisce Ireneo:”Ridotta a total perfezione la chiesa della Santissima Vergine del Rosario, fu con solenne pompa e concorso di tutta la città consacrata il 13 agosto 1651 dall’accennato monsignor Vescovo Marenzi”.
Va osservato tuttavia che, ancora trent’anni dopo questa storica data, i celebranti non disponevano d’altro che d’un precario e modesto altare di legno.
Nel 1684 si provvide a sanare questa situazione con la posa dell’altar maggiore “di marmi fini col suo tabernacolo”, realizzato…all’estero(!), cioè nella Serenissima repubblica di Venezia, e pagato 1300 ducati.
Con le sue mosse linee barocche ed il marmo di Carrara introduce un elemento fastoso nell’altrimenti sobria e lineare spazialità della chiesa. La mensa a cassa è decorata con un antependio a tarsie marmoree in mezzo al quale è stato conservato un fine rilievo in marmo bianco raffigurante la Madonna del Rosario. La mensa si appoggia ad un’edicola su alto basamento con quattro colonne da ricchi capitelli corinzi conclusa da un fastigio con timpano spezzato che richiama l’analogo motivo della facciata con al centro una formella con l’immagine del Padre Eterno a bassorilievo. Due anni più tardi furono aggiunti due altari laterali intitolati rispettivamente a Sant’Antonio da Padova ed alle anime del Purgatorio; quest’ultimo, però dopo sette anni cambiò denominazione, venendo dedicato a S.Francesco da Padova. Finalmente l’altar maggiore fu consacrato dal vescovo Monsignor Ferdinando Gorizzuti il 24 aprile 1689.
Dalle memorie del Mainati apprendiamo che a partire dal 1733 la chiesa del Rosario ospitava, oltre alle consuete funzioni religiose, dei corsi di dottrina cristiana per la gioventù. Gli insegnamenti erano impartiti da un priore ed un sottopriore che duravano circa un anno.
La nostra chiesetta aveva dunque consolidato un suo ruolo tutt’altro che secondario nella vita cittadina, quando nel novembre del 1783, si crearono i presupposti per un inopinato colpo di scena. L’imperatore Giuseppe II volle promulgare un decreto di “abolizione” di quegli edifici religiosi che venissero giudicati superflui alla cura delle anime,ed in una specifica “Risoluzione” emanata due anni più tardi, nel 1785, incluse la chiesa del Rosario tra quelle da sopprimere.
A salvarla dalla demolizione o dalla destinazione ad usi profani intervenne però, provvidenzialmente, la comunità evangelica di confessione augustana, che ne divenne proprietaria all’asta svoltasi il 26 settembre 1785 per la somma di 7.480 fiorini, e ne mutò il titolo dedicandola alla SS.Trinità. Fu in questo momento che venne collocato, sopra la porta maggiore, il triangolo radiato (ossia l’immagine dell’occhio di Dio a cui nulla sfugge, circonfusa da raggi dorati), tuttora visibile simbolo della Trinità.
Nel maggio 1786 la cantoria fu dotata di un organo nuovo, la cui inaugurazione risaliva all’agosto 1777; lo strumento, opera di Francesco Dacci, proveniva dalla chiesa della Madonna del Mare, anch’essa giudicata in soprannumero dall’imperatore e successivamente demolita.
Furono interrate le tombe dei fondatori, ivi sepolti fin dal 1638; le lapidi andarono perdute, eccetto quella della famiglia Locatelli che fu murata all’esterno della Cattedrale di S.Giusto, dal lato della sacrestia.
La chiesa del Rosario si era così trasformata nel tempio della Santissima Trinità, il primo luogo di culto pubblico della Comunità Augustana di Trieste.


Ricordiamo inoltre che il 18 gennaio p.v. inizia l’Ottavario di preghiere per l’unità dei Cristiani.








Per l’entrante settimana sottolineamo:
Domenica 15 gennaio: ore 18.30 S.Rosario, breve catechesi, canto delle Litanie del Nome Santissimo di
Gesù con la recita di apposita preghiera e Benedizione Eucaristica.
Mercoledì 18 gennaio: Inizio dell’Ottavario di preghiere per l’unità dei Cristiani.

SalutandoVi Vi benedico.




Note:

  • Il Parroco è a disposizione dei Fedeli dopo ogni S.Messa o per appuntamento
  • L’Ufficio parrocchiale è aperto ogni mercoledì non festivo dalle ore 9.30 alle ore 12.00
  • E’ stato acquistato un baldacchino per la chiesa che è stato esposto durante le “Quaranta Ore”.
Chi può è invitato a contribuire alla spesa sostenuta di Euro 3.500,00 con un’offerta che può essere consegnata direttamente al parroco o a chi per lui presente in sacrestia. Grazie
  • Si fa presente che la nostra chiesa non riceve contributi da nessuno e quindi vive con le offerte dei fedeli. Un grazie ai benefattori.
  • Per eventuali bonifici o versamenti presso la FriulAdria Credit Agricole – via Mazzini 7 –
34121 Trieste: conto corrente 400855/12 – codice IBAN IT68I0533602207000040085512
  • Chi è interessato a consultare il “Blog” della parrocchia, su internet può digitare l’indirizzo:
www.tradizionetrieste.info

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