Vangelo:Lc 9,18-24
Pietro
è il primo discepolo, infatti è il primo uomo nel Vangelo a
professare che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Il Signore sta
obbligando i Suoi discepoli ad esaminare le dicerie che circolavano
tra le folle e la luce alla fine scende su Pietro che comprende che
Gesù è il più grande di tutti i Profeti perché è il Cristo di
Dio, il Salvatore di tutti e lo professa con determinazione.
Confessare Gesù come il Cristo è confessare la fede, è affermare
che Gesù è Dio, l’Incarnato, il Crocifisso ed il Risorto. E’ il
grande miracolo della moltiplicazione dei pani a suscitare in Pietro
l’affermazione che Gesù è il Figlio di Dio. I discepoli devono
tenere segreto il fatto che il Messìa debba soffrire, morire e poi
risorgere a causa dello scandalo della Passione, è solo dopo la Sua
Risurrezione che dovranno proclamarne la Passione e la Risurrezione
come comandano le sue ultime parole ai discepoli. Lo scandalo della
Croce è menzionato per la prima volta in connessione con la sequela
di Gesù da parte dei discepoli. La Croce abbraccia l’intera
Passione di Gesù per noi e portarla significa essere pronti a morire
per Cristo anche se le abitudini della vita portano i maggiori
ostacoli a farlo. Questa è la condizione di coloro che sono stati
battezzati nella morte e nella risurrezione di Cristo, per i santi
quello che si dimostra duro e difficile non è da temere, ma se ne
deve fare esperienza come di una gioia. I piaceri e le ricchezze
cadono, ma la giustizia ci libera dalla morte. Uno che cerca di
salvare la sua vita ora, poiché ama il mondo, la perderà
eternamente perché mostrerà di essersi vergognato del Figlio
dell’Uomo; uno che perde la sua vita ora la salverà eternamente
perchè il Figlio dell’Uomo non si vergognerà di lui quando verrà
nella gloria. Benedizioni e ricompense aspettano coloro che non si
sono vergognati di Gesù e delle Sue parole.
(S.Cirillo di
Alessandria, S.Ambrogio, S. Girolamo, S.Basilio di Cesarea).
I Santi sono coloro che
hanno vissuto intimamente il mistero della Passione salvifica di
Cristo Signore, coloro che hanno abbracciato la Croce con tutte le
sue implicazioni. E proprio in questa settimana venereremo dei
“colossi” della Fede: S.Giovanni Battista e i SS.Apostoli Pietro
e Paolo.
Giovanni,
detto il “Battezzatore” (Battista), è figlio di Zaccaria e
di Elisabetta, entrambi di stirpe sacerdotale. Sappiamo, dalle parole
dell’angelo Gabriele, che Giovanni (il cui nome significa “Dio è
propizio”) è concesso ai due coniugi in età avanzata. Già
vaticinato nella S.Scrittura come precursore del Messìa, Giovanni
incarna il carattere forte di Elìa. La sua missione infatti
rassomiglierà “nello spirito e nella potenza” a quella del
profeta Elìa, inviato a preparare “un popolo perfetto” per
l’avvento del Messìa. Il nascituro avverte la presenza di Gesù
“sobbalzando di gioia” nel seno materno in occasione della visita
di Maria alla cugina Elisabetta. Inviato da Dio a “raddrizzare le
vie del Signore”, fu santificato dalla grazia divina prima ancora
che i suoi occhi si aprissero alla luce. “Ecco – dice Elisabetta
– <ripiena di Spirito Santo> a Maria – appena la voce del
tuo saluto ha colpito i miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia
nel mio seno”. Secondo la cronologia suggerita dall’angelo
Gabriele (“questo è il sesto mese per Elisabetta”), la nascita
del Precursore, come viene anche chiamato S.Giovanni Battista, è
stata fissata dalla Chiesa latina tre mesi dopo l’annunciazione e
sei mesi prima del Natale. La celebrazione della Natività del
Battista è, con quella della nascita di Gesù e di Maria, la sola
festività liturgica che la chiesa dedica alla nascita di un Santo.
S.Giovanni Battista, scelto a patrono da ben sessantasei città e
paesi italiani, è il primo Santo venerato nella chiesa universale
con una festa liturgica particolare, in data antichissima. Già
S.Agostino (354-430) ci dice che il Santo era commemorato il 24
Giugno nella Chiesa africana.
Oggi
in Roma era giorno politurgico, poiché delle quattro Messe in onore
del Battista recensite nel Sacramentario Leoniano (VI-VII sec.) (per
“Sacramentario” si intende una raccolta antichissima di formulari
di Messe), la terza reca appunto il titolo: “Ad fontem”. E’
segno dunque che le altre erano celebrate nella grande basilica del
Salvatore (S.Giovanni in Laterano) ed in qualche altro santuario
urbano intitolato a S.Giovanni – papa Simmaco (498-514) ne aveva
eretto uno anche presso il battistero Vaticano – e che solo la
terza Messa era offerta nell’oratorio Lateranense costruito da papa
Ilaro (461-468) “Ad fontem”. Di questa primitiva ricchezza della
liturgia romana, il Sacramentario Gregoriano (VII sec.) conserva una
traccia. Oltre la Messa notturna, vi sono le collette (Colletta: la
prima delle preghiere della S.Messa) tanto “in prima Missa”, che
per una seconda , verosimilmente la stazionale,celebrate nell’aula
del Salvatore.
Anche
ai Vesperi ricorre lo stesso ordinamento. Dopo l’Ufficio compiuto
nella grande basilica Lateranense il Clero s’incamminava
processionalmente a celebrare come il giorno di Pasqua, uno più
breve “ad fontes”, di cui il Gregoriano ci conserva la colletta
finale. Nessuno si meraviglierà di questa magnificenza dell’antica
devozione verso il Battista, quando si rifletta sul ruolo eminente
avuto da S.Giovanni nella storia della salvezza come già abbiamo
sottolineato. La sua “bolla di canonizzazione” la si trova nello
splendido elogio che di lui fece lo stesso Cristo Gesù quando lo
indicò alle folle come il più grande tra tutti i profeti e nati da
donna, il nuovo Elìa, la lucerna ardente e splendente. Altrettanto
antica è la celebrazione della vigilia del Santo, conosciuta già
nel Sacramentario Leoniano, soppressa soltanto dal nuovo calendario
liturgico.
La
melodia dell’antifona all’”Introito” (inizio) della Messa
della Vigilia di S.Giovanni è uno dei più squisiti pezzi dell’arte
gregoriana, come in genere il canto di quasi tutte le Messe
vigiliari, a preferenza delle stesse Messe delle solennità e questo
perché, per gli antichi, il Sacrificio solenne al termine della
Vigilia notturna era precisamente la Messa festiva dove tutti
convenivano. In origine, infatti, era l’unica Messa che si
celebrava nei giorni di grande solennità.
Il
suo culto ovunque diffuso è caratterizzato, in giugno, dalle
ritualità tipiche delle feste del solstizio, quali l’accensione di
fuochi e danze e corse intorno e sopra ad essi, che celebravano
insieme al Santo che segnò il passaggio dall’Antica alla Nuova
Alleanza, dalla promessa alla pienezza dei tempi, il passaggio dalle
promesse primaverili di frutti e vita alla pienezza estiva dei
raccolti: la sua vigilia veniva quindi celebrata con fuochi e balli,
e si restava nei campi per bagnarsi con la rugiada, chiaro richiamo
all’acqua battesimale, fatto che costituiva un ottimo auspicio. La
simbologia del fuoco è vastissima citiamo ad esempio quella della
purificazione perché esternamente attinente a questa Festa: basti
ricordare gli incendi dei campi per eliminare le stoppie e gli
arbusti così da preparare un terreno fertile che produrrà natura
viva e rigogliosa. Ciò logicamente richiama alla mente la penitenza,
tanto vissuta e praticata dal Battista, attraverso la quale veniamo
ad eliminare da noi, bruciamo le opere morte del Maligno che ci
degradano, che ci rendono spiritualmente sterili per divenire invece
terreno fertile, accogliente dove la Grazia celeste può attecchire
facilmente ed operare meraviglie come appunto nei Santi.
La
“Legenda aurea” (antica raccolta di narrazioni della vita dei
Santi) riporta i suoi nove speciali privilegi:
- la sua nascita fu annunziata dallo stesso angelo che portò l’annuncio a Maria
- esultò nel seno materno all’incontro con Gesù
- la prima a prenderlo in braccio alla nascita fu Maria
- restituì al padre la parola
- istituì il Battesimo
- annunziò la missione di Gesù
- Lo battezzò
- Fu da Lui lodato
- Annunciò a quanti erano nel Limbo la Sua imminente venuta
Il Suo patronato di
cantori e musicisti deriva dal fatto che il monaco Guido d’Arezzo
(999ca-1050) definì i nomi delle note prendendoli dalle sillabe
iniziali dell’inno dei Vesperi in suo onore composto da Paolo
Diacono (dopo il 720- ca 799) monaco cassinese nativo di Cividale del
Friuli:
“UT queant
laxis/ REsonare fibris/ MIra gestorum/ FAmuli
tuorum/ SOLve polluti/ LAbii reatum,/ Sancte
Ioannes”.
La nota “si” è
composta da S (Sancte) e I (Ioannes). Questo dice la prima strofa
dell’inno suddetto: “Perché i devoti possano cantare con tutta
lena le tue mirabili gesta, togli la colpa che contamina il labbro, o
S.Giovanni”. Ricordiamo che UT fu sostituito da DO in Italia nel
XVII secolo.
Nella
storia della Redenzione, dunque il Battista è tra le personalità
più singolari: è l’ultimo profeta ed il primo apostolo in quanto
precede il Messìa e gli rende testimonianza. E’ più che un
profeta – disse ancora Gesù – Egli è colui del quale sta
scritto: Ecco io mando il mio messaggero davanti a te per preparare
la tua via dinanzi a te”. Fustigatore dell’ipocrisia e del
malcostume, pagò col martirio il rigore morale che egli non solo
predicava, ma metteva in pratica, senza cedimenti anche di fronte
alla minaccia di morte. Il 29 agosto la Chiesa ricorda con una
seconda celebrazione liturgica il martirio del Battista, prototipo
del monaco e del missionario.
Sabato 29 giugno
ricorre la solennità dei SS.apostoli Pietro e Paolo.
Pietro, chiamato
prima Simone, figlio di un certo Giona o Giovanni, era originario di
Betsaida in Galilea. Dopo il suo matrimonio spostò il suo domicilio
a Cafarnao e qui insieme al fratello Andrea esercitava il mestiere di
pescatore. Andrea era discepolo di Giovanni Battista ed essendosi un
giorno incontrato con Gesù ed avendoLo riconosciuto come Messìa
(che significa “Inviato”) condusse a Lui suo fratello Simone che
ricevette dal Signore il nome di Pietro. Chiamato poi ad essere
discepolo di Gesù, venne ascritto per primo al Collegio Apostolico
ed ebbe il primo posto tra loro. Per tre anni seguì da vicino Gesù
Cristo, ascoltando i Suoi insegnamenti, presenziando ai Suoi
miracoli, ricevendo i più grandi favori e mostrandosi impetuoso e
pieno di fede e di amore ardente. Per questo, sebbene per debolezza
poi Lo rinnegasse,meritò di essere fatto dal Signore Pastore Supremo
di tutta la Chiesa.Nel giorno di Pentecoste per primo predicò
coraggiosamente che il Signore Gesù è il Salvatore convertendo
circa tremila persone, per primo fece un miracolo nel nome di Gesù
Nazareno annunziando sempre apertamente che non v’è salvezza se
non in Lui. Dopo varie persecuzioni, imprigionato da Erode Agrippa,
fu liberato miracolosamente da un Angelo per approdare poi a Roma e
fondarvi la madre di tutte le Chiese. Tornato in Oriente, presiedette
il Concilio di Gerusalemme e dopo aver predicato il Vangelo in
diversi luoghi andò nuovamente a Roma dove concluse la Sua vita con
il glorioso martirio, avvenuto, secondo la tradizione l’anno 67. Fu
crocifisso con la testa in giù e sepolto in Vaticano presso la via
Trionfale. Come scrittore Pietro ci ha lasciato due lettere.
Paolo nacque a
Tarso in Cilicia da pii genitori appartenenti alla tribù di
Beniamino. L’ottavo giorno dalla nascita fu circonciso e ricevette
il nome aramaico di Saulo, il Desiderato, a cui fu poi aggiunto il
soprannome romano di Paolo. Alle discipline giudaiche apprese prima
in famiglia e poi a Gerusalemme alla scuola del celebre Gamaliele,
aggiunse la professione di fabbricatore di tende che poi gli giovò
tanto da guadagnarsi il sostentamento senza essere di peso a nessuno.
Durante la vita pubblica del Signore sembra sia stato assente da
Gerusalemme poiché è certo che non conobbe il Divin Redentore. Ma
poco dopo la Pentecoste lo troviamo di nuovo a Gerusalemme ed
accortosi del pericolo che correva il Giudaismo, si sentì pieno di
zelo per la legge di Mosè, e non contento di approvare la morte di
Stefano si mise furiosamente a devastare la Chiesa di Dio. Convertito
prodigiosamente sulla via di Damasco, diventò l’Apostolo ed il
dottore dei Gentili, cioè dei pagani, che tutti ammiriamo. Dopo aver
convertito gran parte della Siria, dell’Asia Minore e della Grecia
venne arrestato a Gerusalemme e dopo due anni inviato a Roma per
essere giudicato dall’imperatore al quale si era appellato come
cittadino romano. Questa prigionìa durò due anni, dopo i quali potè
riacquistare la libertà. Allora, secondo molti scrittori si spinse
fino in Spagna a predicarvi il Vangelo, probabilmente verso il 64,
quindi ritornò in Oriente a visitare le chiese già fondate.
Ritornato a Roma, verso la fine del 66, venne subito imprigionato e
condannato a morte per decapitazione al II miglio della via Ostiense
e qui fu sepolto. La mirabile dottrina di S.Paolo è racchiusa nelle
sue stupende tredici lettere.
Oggi si discute ancora se
la “Lettera agli Ebrei” sia stata scritta dall’Apostolo delle
Genti oppure no.
La
solennità dei SS.Pietro e Paolo è una delle più antiche e solenni
dell’anno Liturgico. Essa venne inserita nel Santorale ben prima
della festa del Natale e vi era già nel IV secolo la costumanza di
celebrare in questo giorno tre SS.Messe: la prima nella Basilica di
S.Pietro in Vaticano, la seconda in S.Paolo fuori le Mura e la terza
nelle Catacombe di S.Sebastiano dove le reliquie dei due Apostoli
dovettero essere nascoste per qualche tempo per sottrarle alle
profanazioni. C’è un’eco di questa abitudine nel fatto che oltre
la S.Messa del giorno è previsto un formulario per la S.Messa
vespertina della vigilia per quanto riguarda anche il Rito Nuovo.
Dopo la Vergine Santissima sono proprio S.Pietro e S.Paolo, insieme a
S.Giovanni Battista i Santi ricordati più frequentemente e con
maggiore solennità nell’Anno Liturgico: oltre alla festa del 29
giugno ci sono infatti le ricorrenze del 25 gennaio (conversione di
S. Paolo), 22 febbraio (Cattedra di S.Pietro) e 18 novembre
(dedicazione delle Basiliche dei SS:Pietro e Paolo). Sembra poi che
la festa del 29 giugno sia stata la “Cristianizzazione” di una
ricorrenza pagana che esaltava la figura di Romolo e Remo, i due
mitici fondatori della Città Eterna. S.Pietro e S.Paolo, infatti,
pur non essendo stati i primi a portare la fede a Roma, sono
realmente i fondatori della Roma cristiana: l’antico inno liturgico
“Decora lux aeternitatis” li definisce “Romae Parentes”
(procreatori di Roma) che “fundata tali Sanguine” “celsum
verticem devotionis extulit” (fondata da tale sangue innalza il
vertice eccelso di devozione) così come recita un altro inno. La
Parola ed il Sangue sono il seme con cui i SS.Pietro e Paolo, uniti a
Cristo, hanno generato e generano la Roma cristiana e la chiesa
intera.
In
questo giorno così solenne ricordiamo nella nostra preghiera con
filiale e profondo affetto il Santo Padre, il Papa, successore di
S.Pietro. Con gratitudine chiediamo al Signore che lo ricolmi di ogni
grazia e benedizione perché il Suo altissimo Magistero sia sempre
così luminoso ed incida efficacemente nelle coscienze di ciascuno di
noi.
E’
da sottolineare che la nostra chiesa ha un dovere, almeno morale, di
festeggiare con particolare solennità S.Pietro e venerarLo come
Compatrono poiché il titolo che le compete di “Cappella Civica di
Trieste” viene ad ereditarlo, su istanza del Comune, previi accordi
con la Curia, dall’antica chiesa di S.Pietro edificata nel 1367 la
quale si fregiava di tale titolo suddetto e che fungeva inoltre da
aula di giustizia per le cause civili. Venne demolita nella seconda
metà del XIX secolo perché giudicata inappropriata e per far luogo
all’attuale Piazza dell’Unità d’Italia. Gli arredi sacri
furono trasferiti nella nostra chiesa che riassunse il nome di “Beata
Vergine del Rosario” dopo la non breve parentesi (1785-1870) in cui
fu di proprietà della Comunità evangelica di confessione augustana
a seguito delle soppressioni giuseppine e perciò adibita al culto
protestante e dedicata alla SS.Trinità. Acquistata dal Comune di
Trieste fu riconsacrata il 1° febbraio 1871 dall’allora Vescovo,
Mons. Bartolomeo Legat, alle ore 9 del mattino alla presenza della
Municipalità e del Podestà Massimiliano d’Angeli.
Per
“Cappella Civica” si intende il luogo di culto, cioè la chiesa
di proprietà del Comune e dallo stesso deputata ad essere luogo in
cui festeggiare religiosamente avvenimenti ed anniversari
significativi inerenti la Municipalità o, più ampiamente, la città
stessa. L’istituzione “Cappella Civica” così come sopra
descritta, non va confusa con il Coro denominato “Cappella Civica”,
dal 1538 sostenuto economicamente dal Comune perché animasse le
Liturgie della Cattedrale di S.Giusto. Infine si vuol far notare che
sulla parete destra della nostra chiesa, in prossimità del
presbiterio, si conserva una grande tela, dipinta nel 1630 dal
pittore veneziano Sante Peranda, che raffigura il Principe degli
Apostoli mentre estrae dalla bocca di un pesce appena pescato la
moneta del tributo, quadro appartenuto all’antica chiesa di
S.Pietro.
Per
l’importante occasione della solennità del 29 giugno p.v.,
Natalizio dei SS.Apostoli Pietro e Paolo la nostra Corale
parrocchiale diretta dal M° Elìa Macrì ha preparato una S.Messa
veramente monumentale e di grande effetto composta da Joseph Gabriel
Rheinberger (1839-1901), la Messa “Ad Cantus Missae” Op. 109 per
doppio coro a 8 voci. Ai Vesperi sarà eseguito, dopo la loro
conclusione, un Inno in onore di S.Pietro il cui testo è stato
composto dal prof. Dott. Giulio Micheli da appena qualche settimana e
proprio per la nostra chiesa, tenendo presente le vicende storiche
della Cappella Civica ora dedicata alla B.V. del Rosario, mentre la
musica preesistente è stata rielaborata dal dott. Marco Plesnicar.
La
musica della breve Antifona in onore dei due grandi Apostoli, che
sarà eseguita dopo il suddetto Inno, è di composizione maltese e
risale al XIX secolo mentre il testo è desunto dalla Liturgia.
In
tale data festeggeremo anche l’onomastico del prof. Can. Pietro
Zovatto a cui vanno i nostri più sentiti e cordiali auguri.
Ricordiamo,
dunque, per l’entrante settimana:
Domenica 23 giugno:
ore 18.30 nella piazzetta antistante la chiesa, benedizione del Fuoco
in
occasione dell’apertura della solennità della Natività
di S.Giovanni Battista.
Seguiranno i primi
Vesperi solenni in onore del Santo.
Lunedì 24 giugno:
Solennità della Natività di San Giovanni Battista
Ore 09.00
S.Messa cantata in latino
È presente la
Corale parrocchiale
Venerdì 28 giugno:
Vigilia dei SS.Apostoli Pietro e Paolo
Ore 09.00
S.Messa cantata in latino
E’ presente
la Corale parrocchiale
Ore 18.30 Primi
Vesperi della Solennità dei SS.Apostoli Pietro e Paolo.
Inno ed Antifona.
Saranno
presenti i tenori Mathia Neglia e Raffaele Prestinenzi ed
il baritono Tiziano Vojtissek
Sabato 29 giugno:
Solennità dei SS.Apostoli Pietro e Paolo. (Non è festa di precetto)
Ore 17.30 S.Messa
d’orario (assolve il precetto festivo domenicale)
Ore 19.00 S.Messa
solenne d’orario in latino (assolve il precetto festivo domenicale)
Sarà eseguita
dalla Corale parrocchiale diretta dal M° Elìa Macrì la Messa “Ad
Cantus Missae” di J.G.Rheinberger Op.109 per doppio coro a 8
voci.
Anticipiamo:
Domenica 30 giugno:
SS.Messe ore 09.00 – 11.00
Al termine della
S.Messa delle ore 09.00 inaugurazione di una targa
commemorativa in ricordo di Mons. Antonio Dessanti posta
sul banco davanti
all’Altare dei Caduti.
Ore 18.30 Vesperi
solenni dei SS.Apostoli Pietro e Paolo.
Inno ed Antifona
Saranno presenti i
tenori Mathia Neglia e Raffaele Prestinenzi ed
il baritono Tiziano Vojtissek.
A tutti i saluti più
cordiali e la paterna benedizione
Don
Stefano Canonico
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