Nel Trattato aureo dell’eccellenza, nobilissime prerogative, et frutti meravigliosi della S. Messa, stampato a Venezia nel 1704 per i tipi di Giacomo Tomasini – opera diffusa tra Sei e Settecento –, si ritrova la seguente citazione che propone alla meditazione dei fedeli un interessante accostamento tra le cerimonie della messa cattolica e le azioni sacramentali che Nostro Signore stesso attuò negli ultimi istanti della Sua vita terrena:
“Gabriel Barletta con la dottrina d’Alberto Magno dice che Cristo nostro Redentore celebrò due messe, l’una bassa, e segreta il giovedì santo nel Cenacolo del monte Sion, alla presenza degl’Apostoli, dove instituì tal Sacramento; e l’altra messa solennemente, e pontificalmente nel giorno del venerdì santo, nel quale la Croce fu l’altare, la Corona di spine servì per mitra episcopale, li Chiodi delle mani per anelli da metterli nelle dita, li Chiodi de’ piedi per li sandali, il Sangue sparso, che lo coprì tutto, fu la pianeta rossa, il bacolo pastorale fu la lancia arrestata contro di esso Cristo, il diacono il destro Ladrone; il suddiacono l’altro, che gli pendeva alla sinistra, e li due accoliti Maria Vergine e il discepolo Giovanni e finalmente l’indulgenza pontificale pubblicata per l’occasione di questa solenne messa, il Pater ignosce illis, quia nesciunt quid faciunt.”.
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