L’Ufficio divino che si recita durante i giorni del Giovedì, Venerdì e Sabato Santo, ritiene più di ogni altro dell’antica semplicità, più di tutti contiene molti e sublimi misteri, che meritano di essere bene intesi, per poter trarne miglior vantaggio spirituale. In esso i sentimenti di lutto per la prossima passione e morte del Redentore si fondono insieme a quelli dell’affetto verso di Lui, innocente vittima; sicché colui che attentamente e devotamente vi assiste, sente riempirsi l’anima di sgomenta compunzione, ma altresì di suprema e salutare consolazione.
All’Ufficio di questi tre giorni è rimasto l’antico nome di Ufficio delle Tenebre: non solamente perché si recita durante la notte, non soltanto in quanto termina a lumi spenti ed è Ufficio di lutto, che ci rappresenta i funerali del Redentore, ma anche e soprattutto perché in questo triduo si ricordano le tenebre sensibili che si sparsero sulla terra alla morte del Redentore, nonché le tenebre intellettuali che offuscarono la mente dei suoi nemici che non lo riconobbero, ma anche dei suoi discepoli che lo abbandonarono.
All’Ufficio di questi tre giorni è rimasto l’antico nome di Ufficio delle Tenebre: non solamente perché si recita durante la notte, non soltanto in quanto termina a lumi spenti ed è Ufficio di lutto, che ci rappresenta i funerali del Redentore, ma anche e soprattutto perché in questo triduo si ricordano le tenebre sensibili che si sparsero sulla terra alla morte del Redentore, nonché le tenebre intellettuali che offuscarono la mente dei suoi nemici che non lo riconobbero, ma anche dei suoi discepoli che lo abbandonarono.